a cura di Giordano Ravera

Di Alessandro in Alessandro: Frosini ha svelato il Verona grazie a una notte.

Abbiamo parlato con il GM della Scaligera, che con il gialloblù ha fatto un patto d’amore.

Tutto torna. Verona è un rendez-vous e per Alessandro Frosini la storia non è diversa. Perché, in fondo, anche lui ha iniziato con il gialloblù addosso. «La mia carriera da giocatore è partita a Verona, negli Anni ’90. Quindi c’è un ovvio collegamento con il mio passato. Tornare è stata una bella sfida, che mi coinvolge emotivamente, mi riempe di orgoglio, ma anche di grandi responsabilità. È una società che conoscevo bene, la osservavo da lontano. Con il vicepresidente Giorgio Pedrollo c’è un’amicizia trentennale, che dura sin da quando io giocavo. Durante il mio percorso decennale come direttore sportivo di Reggio Emilia, la mia famiglia è rimasta a Verona e i miei figli sono tesserati con la Scaligera. Verona è la mia base. In piena pandemia, con il palazzetto senza pubblico, sono venuto a vedere la prima squadra più di una volta, perché i miei figli facevano gli scopettoni. La squadra era in difficoltà, non andava bene in campionato».

 

Poi, la svolta: «Durante una notte insonne, ho scritto un papiro a Giorgio. Gli ho detto quanto tenessi alla società e come soffrissi nel vederla in questa situazione. Gli ho fatto un elenco di cose che vedevo e che avrei voluto cambiare. Di lì a poco è tornato coach Ramagli e a febbraio 2021 sono tornato anche io, nel ruolo di ds. Abbiamo sistemato la stagione in corso, messo tutto in ordine senza cambiare protagonisti. Quello è stato un nuovo inizio che ha portato alla vittoria dell’anno scorso. Una promozione inattesa, il nostro è un progetto triennale e non volevamo vincere al primo anno, volevamo creare qualcosa di particolare, distinguerci dagli altri attraverso l’inserimento di giovani, partendo da Liam Udom, fino ad arrivare a Davide Casarin, che ha fatto la differenza nella seconda metà della scorsa stagione. Ora ci giochiamo la permanenza nella massima serie, non sarà facile». Come nelle favole, ma c’è anche una realtà da gestire: «Non bastano i giocatori e il coach, devi avere un’ottima struttura alle spalle, adeguarti alle richieste di LBA, adempiere a tanti obblighi. È uno sforzo importante, ma grazie a una visione imprenditoriale della proprietà, avevamo già sistemato tutto in A2. Eravamo pronti. Un nostro punto di forza è la nostra lunga tradizione cestistica, stiamo facendo riscoprire cosa significa il basket ai nostri tifosi. Ma il blocco degli abbonati non è il nostro unico bacino d’utenza, vogliamo allargarci, per questo abbiamo aperto le nostre porte alle società e alle scuole presenti sul nostro territorio. La risposta è stata ottima. Grandi meriti vanno ovviamente riconosciuti al nostro presidente Gianluigi Pedrollo, un grande imprenditore che fa tutto coscienza e nel rispetto dei propri limiti, senza fare passi più lunghi della nostra gamba, ma per dare continuità verso il futuro».

 

 

Alessandro Frosini è oggi il General Manager del Club: «Il nuovo ruolo mi costringe ovviamente a fare un salto di qualità rispetto quanto fatto adesso, staccandomi un po’ dalla parte unicamente sportiva, legata alla squadra, per inoltrarmi in nuove situazioni. È una sfida, dovrò impegnarmi molto nel migliorare le relazioni, i miei contatti. La società ha puntato su di me, mi ha dato piena fiducia e la voglio ripagare».

 

Il suo legame con la città è rafforzato anche dagli affetti: «Mia moglie è veronese. Abbiamo formato una famiglia numerosa, abbiamo tre figli. Giorgia, di 20 anni, gioca a pallavolo, ha fatto una trafila giovanile molto importante e ora è al suo secondo anno in A1 nel Verona Volley. Massimo e Francesco, che faranno 16 anni ad aprile, sono appassionati di basket da sempre. Sono nati con la palla in mano, quando io giocavo. Hanno fatto il loro percorso poi, quando ero a Reggio Emilia come ds, ho chiesto loro se volessero raggiungermi. Hanno deciso di rimanere a Verona e di entrare in Scaligera. Anche grazie alla loro presenza, cerco sempre di buttare un occhio sul settore giovanile. Abbiamo un ottimo gruppo di ragazzi, alcuni prospetti tra il 2006 e il 2007 sono molto interessanti. Ma la cosa più importante per una società come la nostra, è che non sono reclutati, sono tutti di Verona. Potrebbero far parte del nostro futuro, della prima squadra e rappresentare un valore aggiunto che trovi direttamente in casa».

 

Ma qual è la visione di Frosini? «La parte sportiva, il risultato, domina da sempre nello sport, anche quando si parla di futuro. Se la prima squadra va bene, trascina tutto. La Serie A1 ti dà grande visibilità, ce ne stiamo accorgendo attraverso gli sponsor che ci sostengono, attraverso il nostro pubblico». Il diktat è solo uno: rimanere in A. Una sfida stimolante: «Vogliamo mantenere la categoria, ma la concorrenza è spietata. Vogliamo continuare a strutturarci, sempre meglio. Il sogno è quello di restare a lungo in A1 e in futuro provare a fare i playoff o partecipare a una coppa europea. Questo ci permetterebbe di aprire una nuova visione di pallacanestro ma anche di marketing. Andare all’estero è sempre un percorso di accrescimento, ha un’opportunità di confronto con altre società ma anche altre leghe professionistiche».

 

 

Le radici per il sogno sono forti: «Il nostro fiore all’occhiello è la serietà della proprietà Pedrollo. Lo dimostra tutto quello che ha fatto in questi anni. Chi viene a lavorare qui, sa che tutto quello che viene fatto è finalizzato a farti lavorare nel miglior modo possibile. Questo ti permettere di esprimere i propri talenti. C’è rispetto delle scadenze, gli stipendi sono sempre puntuali, ogni scelta è sempre condivisa, mai imposta. Le persone e i rapporti umani sono posti al sopra di tutto. È una grande famiglia. Provo un’enorme gratitudine, accompagnata da un’altrettanto grande responsabilità». Mantenere la categoria è una priorità negli step di crescita.