a cura di Giordano Ravera e Giacomo Brunetti
Alessandro Magro è tornato a Brescia per restare: il progetto passa anche dalle sue mani.
Dapprima assistente nello staff di Diana, è tornato al PalaLeonessa da protagonista con delle idee ben precise.
Il condottiero della Pallacanestro Brescia, dal 2021, è Alessandro Magro. Lui, in panchina, ci è cresciuto: a 22 anni è vice-allenatore del Livorno e, nonostante la giovanissima età, arriva in Serie A. Poi Reggio Calabria, Siena. Nel 2016 approda a Brescia come assistente di Andrea Diana e in 3 anni vede crescere a dismisura la società. Poi è tempo di spiccare il volo con le proprie ali, vola in Russia come vice nel P.B.K. Lokomotiv-Kuban Krasnodar e poi in Polonia come primo coach del M.K.S Dabrowa Gornicza. «Quando lavoravo al fianco di Diana, Germani era il title sponsor della società. Quando c’è stato un cambiamento ai vertici, con Mauro Ferrari che è diventato maggior azionista, ero in Polonia. Il legame con Brescia era rimasto intatto, la mia famiglia era ancora qui. Mi hanno chiesto se volessi prendere in mano la squadra e per me, che ormai a questa città ho dato le chiavi della mia vita, non c’è stato dubbio. Quando dico che nessun allenatore tiene più di me a far bene con il Brescia, è proprio per questo». Così, nel 2021, Magro torna al PalaLeonessa per allenare il suo team.
«Ho chiesto di avere carta bianca nella costruzione del roster, condividendo le mie scelte con chi ci mette i soldi», ci racconta. Il progetto triennale del Club inizia da lui, con l’obiettivo di riportare il Brescia nell’olimpo del basket italiano e mettere un mattoncino in più anno dopo anno: «Voglio staccare il lavoro quotidiano e la percezione del Brescia da un tiro che entra o che finisce fuori dal canestro. Certo, non si può prescindere dal risultato, ma neanche esserne schiavi nelle valutazioni. Anche quando le cose sono andate male, siamo riusciti a uscirne grazie al lavoro, trovando grandi prestazioni e vittorie».
Una scelta, quella della società, che si è rivelata vincente: se Alessandro Della Valle è stato nominato MVP della scorsa annata, Magro ha vinto il premio di miglior allenatore. Che, però, «non ha valore, perché il vero valore te lo dà partecipare alla formazione di un atleta. Voglio che lascino questo posto sentendosi migliori rispetto a quando sono arrivati. Voglio che giocatori e agenti sappiano che la nostra realtà è un passaggio obbligato per fare il salto in avanti». Prima di tutto, «un ambiente sano, con strutture e staff di livello, un player development coach che fa crescere ancor più i singoli ed elimina le debolezze tecniche». Tutti devono performare. La più grande vittoria, per l’Alessandro allenatore, è finire la stagione con la crescita personale di ognuno dei suoi ragazzi.
«La percezione di Brescia è cambiata. Gli investimenti hanno portato fatti e adesso i nostri avversari hanno un atteggiamento simile a quando affrontano Milano, Bologna o Venezia. Quando gli altri guadagnano 1/3 di te e non fanno le coppe, vogliono dimostrare che anche loro meritano quella possibilità. Voglio trasformare Brescia in un punto di riferimento sotto le superpotenze»: il diktat di Magro è ambizioso. E nella sua vita c’è spazio per la tecnicologia: «Quando ho iniziato nel 2002, ci arrivavano i VHS delle partite con il corriere. Oggi, dopo 6 minuti, puoi già scaricare la partita e analizzarla già editata grazie ai software. Lavoriamo molto sullo scouting e con il nostro videoanalista. Inoltre, il player development coach utilizza clip individuali da mostrare agli atleti, che su Telegram avranno sempre tutta la reportistica gestita dai miei assistenti».
Magro vuole accendere la scintilla collettiva: «Share the ball in offense, share the effort in defence». I suoi giocatori lo hanno capito subito.