La Nikola Jokic Mission: il viaggio segreto dei Nuggets in Serbia

Nikola-Jokic-riceve-il-premio-di-MVP-in-Serbia-la-spedizione-dei-Denver-Nuggets

Il secondo MVP consecutivo di Nikola Jokic ha avuto un sapore speciale. La stagione di Denver era compromessa sin dall’inizio, a causa degli infortuni di due giocatori fondamentali come Michael Porter Jr. e, soprattutto, Jamal Murray. Il Joker non si è perso d’animo e si è caricato la squadra sulle spalle, sin dalla prima giornata di regular season, rendendosi protagonista di un’annata assurda per cifre e prestazioni. Così com’è assurdo il viaggio organizzato dai Nuggets per consegnargli il premio di MVP di persona, in Serbia, nella cittadina di Sombor. Un grazie per tutte le fatiche che la loro stella ha dimostrato sul parquet, notte dopo notte.

Appena tornato a casa per ricaricare le batterie in vista della prossima stagione, a seguito della cocente eliminazione dai playoff per mano di Golden State, Nikola era ignaro di tutto. Il front office della Mile High City aveva scoperto con qualche giorno di anticipo a chi sarebbe stato assegnato il premio, così a coach Malone è venuta l’idea e ha mandando subito un messaggio al GM Tim Connelly: «Tim, nessuno, se non noi due, dovrebbe consegnargli quel premio: andiamo laggiù, in Serbia, ad ogni costo». Alla spedizione, organizzata in fretta e furia, si uniscono Ogi Stojakovic, assistente allenatore, Felipe Eichenber, streght coach, Nick O’Hayre, direttore delle pubbliche relazioni e il cameraman Bob Nicolai. La prima regola: vietato indossare abbigliamento o accessori che possano far risalire ai Denver Nuggets. Il viaggio deve svolgersi nella massima segretezza.

Aeroporto di Denver

Nick O’Hayre, all’interno del suo bagaglio, ha con sé il trofeo di cristallo dal peso di circa 18 kg. Un oggetto non può certo passare inosservato ai controlli doganali. Con la massima discrezione la valigia viene quindi controllata in una stanza privata, lontana da occhi indiscreti. Superati i controlli la strada verso la Serbia è più vicina.

Partenza da Denver, scalo a Monaco, arrivo a Belgrado

Una volta atterrati a Belgrado, Stojakovic era la persona più indicata per guidare la troupe all’obbiettivo, essendo originario della capitale serba. Ma prima una sosta, in un’area di servizio vicino alle scuderie dei cavalli di Jokic: è lì che alla spedizione si unisce anche Josh Kroenke, proprietario dei Nuggets. Indossate le magliette personalizzate per l’occasione, ‘Some people want to see you fail. Disappoint them’, Tim Connelly ha esclamato: «Siamo in una stazione in Serbia in questo momento. Tutto questo è fantastico!». Motore. Azione. Da quel momento, telecamere accese: sono iniziate le riprese.

Mercoledì pomeriggio – scuderie di Sombor

L’improvvisato equipaggio, guidato dall’adrenalina del momento, ce l’aveva fatta, nonostante la stanchezza e il jet lag. Ad attenderlo, i complici: Nemanja e Strahinja, fratelli di Nikola, la moglie Natalija e il suo agente Misko Raznatovic, avvisati prima della partenza per organizzare al meglio la sorpresa. La famiglia c’era e non mancava nemmeno l’accompagnamento musicale: una serie di ballate tradizionali serbe interpretate da musicisti amici di famiglia. Mancava solo una cosa. Nikola. Tempo pochi minuti ed ecco l’entrata in scena, a bordo del suo cavallo. «Che fosse sorridente e contento, si vedeva già a distanza. Quando si è avvicinato, però, abbiamo visto le lacrime, nonostante gli occhiali da sole». Ha raccontato coach Malone, colpito dall’emozione che ha travolto il suo centro nel vederli tutti lì, a casa sua. Era tutto pronto per l’incoronazione più modesta nella storia della NBA, a partire dal look del Joker: un casco da equitazione, calzini neri e canottiera Nike.

Una scena che Nebojsa Vagic, il padrino di Jokic, ha descritto così: «È sembrato tutto così perfetto, vedere lui sul suo cavallo al trotto, la musica, il tramonto e gli amici che venivano dall’America. Non sono venuti da dietro l’angolo, sono venuti dall’altra parte del mondo». Nel mezzo della festa, tra musica e fiumi di birra (pivo in serbo), Nick ha la brillante idea di chiedere a Nikola un’intervista all’interno delle scuderie. Jokic risponde: «Fratello, sono ubriaco. Non posso fare un’intervista in questo momento», ma ad attenderli c’è Ernie Johnson, il celebre volto di TNT. Lo staff, allora, prepara il necessario per l’intervista mentre il sole sta calando sulla città di Sombor. Tutto perfetto, penserebbe qualcuno. Ma ecco il momento di panico che lascia tutti con il fiato sospeso per 20 minuti: non funziona il wi-fi. Può succedere, in una cittadina serba.
Con il calare della notte la festa continua, nel corso della notte Malone ha raccontato: «Sono fiero del percorso che ha fatto Nikola, non per essere diventato uno dei migliori giocatori al mondo, bensì per essere diventato un uomo migliore, un uomo che non ha permesso alla fama e ai soldi di farlo cambiare».

Giovedì

La mattina, conferenza stampa di rito, con la troupe americana palesemente distrutta dal jet lag, quindi il pranzo in uno dei posti preferiti di Nikola, stufato di pesce sul lago. Nel frattempo, Kroenke, Connelly e Malone erano partiti per Londra, per assistere alla partita dell’Arsenal. Gli ultimi due nel settore più popolare con i tifosi dei Gunners ma, sfortunatamente, la squadra di Kroenke ha perso, 3-0 contro i rivali storici del Tottenham. Tornati in Serbia, Jokic ha voluto condividere con loro un gelato nella sua gelateria preferita. Alle 17 ore europee, le 9 in America, Nikola era pronto per il suo ultimo impegno mediatico della stagione: la conferenza stampa su Zoom.

Di fronte alla telecamera, a piedi nudi, in canotta e pantaloncini, con alle spalle la natura di Sombor, conosciuta per essere la città più verde della Serbia. Quando aveva organizzato il viaggio, la troupe non pensava di rimanere così a lungo, per non interferire nella vita privata di Nikola, ma il desiderio di festeggiare tutti insieme ha prevalso. Come ha confermato il padrino Vagic: «È un essere umano, è ancora giovane e mi piace quando prova quelle emozioni. È bello lasciarsi andare a volte, penso che lo purifichi. Deve dimostrare di essere il migliore ogni sera, veder accadere queste cose è bello perché si cura attraverso le emozioni. Ci vuole una pausa e mi piace quando ricarica le batterie qui».