“Ora il mondo sa chi è Devin Booker”

Il 24 marzo 2017, Devin Booker divenne il giocatore più giovane di sempre a segnare almeno 60 punti in una singola partita. Ma nello scomodare alcuni dei nomi più celebri nella storia del gioco, finì con l’unire il suo nome ad una élite ancor più ristretta. Quella di giocatori capaci di segnare almeno 70 punti, assieme a Wilt Chamberlain, David Thompson, David Robinson, Elgin Baylor e Kobe Bryant.

Al TD Garden di Boston, Devin Booker si consacrò definitivamente come una delle stelle nascenti in NBA. Sino a quel momento, pur potendo testimoniare le notevoli doti offensive in evoluzione, non era alquanto semplice accorgersi di questo ragazzo a causa del contesto in cui era inserito. La sua media punti nella seconda stagione (22.1) era molto vicina al numero totale di vittorie che i Phoenix Suns hanno collezionato nell’intera annata (24). Una franchigia in totale ricostruzione, un processo che richiede tempo e dall’esito incerto. Ma l’arrivo di Devin Booker era parso il primo tassello di un importante percorso.

In quel particolare momento della stagione 2016/17, i Phoenix Suns attraversavano uno dei tanti momenti delicati che caratterizzano squadre dalla cui collezione di sconfitte passa una maggiore possibilità di acquisire i prossimi talenti attraverso il Draft. Le sconfitte consecutive erano 6, il record di 22 vittorie e 50 sconfitte il terzo peggiore in tutta la NBA. Nel mezzo di un viaggio di trasferte nella costa Est, i Phoenix Suns affrontano i Boston Celtics, la quarta miglior squadra nella lega al tempo. Per Earl Watson, allora allenatore, le opzioni sono ridotte al minimo: c’era soltanto Devin, a 20 anni e 145 giorni.

L’andamento della gara riflette nettamente il valore e le ambizioni di Celtics e Suns, con i primi già avanti 66-43 all’intervallo. Ma da lì in poi, l’atmosfera all’interno dell’arena cambierà: una folgorante esplosione di pallacanestro prende forma e lascia presagire che si sta assistendo a qualcosa di grandioso. Nella seconda metà di gioco, Devin Booker segna 51 punti. Il clinic offensivo è totale, il mantra semplice e diretto: “tira il prossimo tiro come se avessi segnato l’ultimo”. Nell’ultimo quarto, 28 punti dei 40 totali portano la sua firma, e pur non contribuendo a regalare la vittoria alla sua squadra, determineranno la cementazione della storia che si è compiuta.

La parte più incredibile di questa sera è sentire il mio nome affiancato a quello dei più grandi di questo gioco. Il mio obiettivo è diventare una leggenda, essere uno dei migliori, e credo che questo sia un grande modo per iniziare il mio percorso”. Così Devin Booker al termine della gara contro i Boston Celtics di quel 24 marzo 2017, dove per la prima volta ha assaporato il sapore della grandezza. In 45 minuti di gioco, i 70 punti sono stati prodotti da un 21/40 dal campo, 4/11 da tre punti e 24/26 dalla linea del tiro libero, a cui ha anche aggiunto 8 rimbalzi e 6 assist. In una stagione ricca di complicanze e difficoltà, i Phoenix Suns avevano qualcosa da celebrare. La sensazione generale fu quella di aver ricevuto la conferma che di Devin Booker se ne sarebbe sentito parlare ancora, e che potesse rappresentare l’uomo della svolta per il destino della franchigia.

Be Legendary

I 70 punti di Devin Booker divennero la seconda miglior prestazione individuale dopo quella di Kobe Bryant del 22 gennaio 2006, quando segnò 81 punti contro i Toronto Raptors. La menzione dei nomi di questi due giocatori non è mai casuale. Non soltanto per dei tratti simili come la stessa scelta al Draft con cui sono entrati in NBA (tredicesima, Kobe nel 1996 e Booker nel 2015), o per il lato cestistico paterno che ha avuto parte delle sue radici in Italia. In questo caso, la particolarità sta nella sceneggiatura temporale che contorna la storica prestazione di Devin Booker contro i Boston Celtics. Perché esattamente 364 giorni prima, il 23 marzo 2016, il giovanissimo prodotto di Kentucky ebbe la possibilità di affrontare, per la prima e ultima volta, Kobe Bryant.

Il palcoscenico è l’arena di Phoenix, con la leggenda dei Los Angeles Lakers che compie il suo tour di addio al basket. La vicinanza di Devin Booker a Kobe Bryant era ben nota, ma illusoria sino a quella sera, fatta di continua emulazione, studio dei fondamentali e apprendimento della Mamba Mentality. Devin Booker è forse il giocatore maggiormente devoto alla eroica figura di Kobe Bryant. Quella sera, ha finalmente la possibilità di percepirlo, toccarlo, viverlo. È qualcosa di più che uno scontro tra generazioni. Durante la gara, sold-out per l’occasione, Devin Booker riceve la palla sul lato destro del campo, marcato da Kobe Bryant, e la giovane stella dei Suns cerca di batterlo con una delle sue celebri movenze offensive.

Contro Book è stato bello: il primo possesso in cui ci siamo ritrovati contro ha subito sfoderato una delle mie mosse. Non potevo permettere che segnasse e se ne appropriasse. Ma è stato incredibile da vedere, perché io feci la stessa cosa con Michael Jordan la prima volta. È un giocatore fantastico, ha il giusto atteggiamento e spirito competitivo. Ora tutto sta a lui.” Queste parole sono state la prima pubblica dichiarazione di rispetto, ammirazione e fratellanza cestistica di Kobe Bryant verso Devin Booker.

Ma il life-changing moment avvenne poco prima. Al termine della gara, Earl Watson, allenatore dei Phoenix Suns, in prima persona facilitò un incontro tra Kobe e Devin, chiedendo al primo: “Permettimi di mandare Devin Booker a trovarti in spogliatoio, vorrei avesse il tuo numero. Ha bisogno di te nella sua vita per crescere ancora come giocatore e raggiungere la grandezza. Tu puoi trasmettergli quella mentalità di livello superiore e cambiare la sua vita”, raccontò poi l’ex allenatore dei Suns. Kobe non esitò un momento, e promise a Booker di incontrarsi dopo la partita. Quello è stato l’istante cardine della giovane carriera di Devin Booker, il passaggio di testimone ufficiale ricevuto proprio dal suo idolo. In quell’incontro, Kobe Bryant gli regalò un paio di scarpe autografate con una dedica speciale: “Be Legendary”.

La conversazione durò ben più di quanto Devin si aspettasse, l’obiettivo era assicurarsi che il messaggio venisse incanalato in profondità ed assorbire quanto più possibile dall’unica opportunità nella sua vita di parlare con Kobe Bryant giocatore. Ciò che seguì è un crescendo della personalità e del talento offensivo di Devin Booker, certificatosi definitivamente quel 24 marzo 2017 a Boston. E il primo riconoscimento, quasi un segno di approvazione, arrivò proprio da Kobe Bryant.

Oggi, a distanza di cinque anni, impressiona testimoniare il cambio di rotta dello status dei Phoenix Suns. La costante è sempre stata Devin Booker, leader tecnico in ogni fase del processo di crescita della franchigia. Finora, ha accarezzato lo status di leggenda grazie a prestazioni individuali e il raggiungimento delle NBA Finals che a Phoenix mancavano dal 1993. Colui che più di ogni altro non è pronto a definirsi tale è proprio Devin Booker. Perché questo è ciò che la Mamba Mentality insegna: sei ciò che lasci alle prossime generazioni. Il magnifico viaggio di Devin Booker è iniziato precocemente, da quelle scarpe autografate con dedica, i 70 punti al TD Garden sino ad essere il volto della miglior squadra in NBA, record alla mano. Il 24 marzo 2017 è l’alba della sua carriera, in cui ha trasformato se stesso in una stella.